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Fotografia del sito dell'Associazione Software Libero a fine 2005

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No ai brevetti software in Europa


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Il World Wide Web Consortium (W3C) è un'organizzazione che raccoglie circa 500 organizzazioni operanti a vario titolo nel settore del Web. Come si può leggere sul sito web dell'organizzazione:

"Il World Wide Web Consortium (W3C) sviluppa tecnologie (specifiche, linee guida, software, strumenti) interoperabili al fine di portare il web al suo pieno potenziale come forum per l'informazione, il commercio, la comunicazione, e la comprensione collettiva".

Il lavoro del W3C copre numerose aree e problematiche, tra cui il formato dei dati, le questioni tecnologiche e sociali quali privacy e crittografia dei dati e l'accessibilità del web. Una parte importante di questo lavoro consiste negli standard (ufficialmente "Raccomandazioni") elaborati e promossi dal W3C; standard che, grazie ad un dimostrato atteggiamento di equilibrio e capacità di mediare i diversi interessi, sono diventati di fatto un punto di riferimento per la comunità di sviluppatori e le compagnie operanti nel settore.

Il 16 Agosto 2001 il W3C ha pubblicato una proposta relativa alle politiche interne sui brevetti. Ciò che più interessa di quella proposta è la richiesta di introdurre un nuovo modello per le licenze, il RAND. Il lavoro dei membri del W3C finora poteva tradursi in una "Raccomandazione" solo a determinate condizioni, una delle quali era che l'utilizzo di tale standard non prevedesse il pagamento di alcuna royalty (detta RF, da Royalty Free).

Il modello RAND (Reasonable And Non Discriminatory [Terms]) prevede che il proprietario di un brevetto possa imporre il pagamento di una somma "ragionevole" di denaro per l'uso di una tecnologia indicata in una Raccomandazione, nel caso in cui tale tecnologia sia di "livello elevato". I termini del modello prevedono la "non discriminatorietà", il che significa che non sarebbe possibile, per esempio, far pagare una royalty ad una ditta ma non ad un ente no-profit. Ciò significa anche che un progetto basato sul software libero non potrà utilizzare la tecnologia coperta dal RAND, per motivi di licenza (oltre che, presumibilmente, economici).

Un'altra particolarità del modello RAND è che i proponenti una raccomandazione sono obbligati a rivelare se essa infrange qualche brevetto, con "good faith efforts" (degli "sforzi in buona fede"), ma nel caso in cui ciò non avvenga, si considera automatico che la licenza con cui viene rilasciata la tecnologia sia di tipo RAND (punto 8.1 del documento). Questo significa che un'azienda potrebbe far incorporare in una raccomandazione una tecnologia brevettata e solo successivamente far valere i suoi diritti richiedendo delle royalty, quando ormai lo standard è diventato di uso comune. Il Web (e non solo il Web) ha già vissuto questa situazione, con il tentativo di Unisys di far valere il proprio brevetto del formato GIF.

Un ulteriore aspetto ambiguo del nuovo regolamento è che consente ai "working group" che definiscono gli standard di cambiare la loro politica dalla attuale RF al RAND, e questo passaggio invaliderebbe automaticamente le condizioni del precedente rilascio. Questo significa che anche in presenza di impegni scritti per il rilascio libero da ogni pagamento di royalty delle tecnologie usate in uno standard, un accordo di maggioranza fra le varie compagnie membri di un gruppo di lavoro potrebbe cambiarne la politica e consentire di richiedere a tutti in un secondo tempo un "ragionevole" canone, nonostante gli impegni presi in precedenza.

Gli standard sono per loro natura un bene pubblico e, specialmente in un campo di grande interesse come quello del web, non si può consentire che possano essere utilizzati per favorire interessi privati a spese dell'interesse generale.

Come AsSoLi non possiamo che vedere in maniera estremamente negativa questo cambiamento nella politica del W3C. Qualora adottato nei termini indicati infatti esso porterebbe ad una inaccettabile discriminazione nei confronti del Software Libero, e costituirebbe comunque in generale un serio limite alla possibilità di sviluppare dei veri standard, che per essere tali devono essere liberamente disponibili ed utilizzabili da tutti.

Documento a cura Andrea Glorioso e, per l'Associazione Software Libero, Alessio Frusciante.

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