Il World Wide Web Consortium (W3C) è un'organizzazione che raccoglie circa 500
organizzazioni operanti a vario titolo nel settore del Web. Come si può
leggere sul sito web dell'organizzazione:
"Il World Wide Web Consortium (W3C) sviluppa tecnologie (specifiche, linee
guida, software, strumenti) interoperabili al fine di portare il web al suo
pieno potenziale come forum per l'informazione, il commercio, la
comunicazione, e la comprensione collettiva".
Il lavoro del W3C copre numerose aree e problematiche, tra cui il formato dei
dati, le questioni tecnologiche e sociali quali privacy e crittografia dei
dati e l'accessibilità del web. Una parte importante di questo lavoro
consiste negli standard (ufficialmente "Raccomandazioni") elaborati e promossi
dal W3C; standard che, grazie ad un dimostrato atteggiamento di equilibrio e
capacità di mediare i diversi interessi, sono diventati di fatto un punto di
riferimento per la comunità di sviluppatori e le compagnie operanti nel
settore.
Il 16 Agosto 2001 il W3C ha pubblicato una proposta relativa alle politiche
interne sui brevetti. Ciò che più interessa di quella proposta è la richiesta
di introdurre un nuovo modello per le licenze, il RAND. Il lavoro dei membri
del W3C finora poteva tradursi in una "Raccomandazione" solo a determinate
condizioni, una delle quali era che l'utilizzo di tale standard non prevedesse
il pagamento di alcuna royalty (detta RF, da Royalty Free).
Il modello RAND (Reasonable And Non Discriminatory [Terms]) prevede che il
proprietario di un brevetto possa imporre il pagamento di una somma
"ragionevole" di denaro per l'uso di una tecnologia indicata in una
Raccomandazione, nel caso in cui tale tecnologia sia di "livello elevato". I
termini del modello prevedono la "non discriminatorietà", il che significa che
non sarebbe possibile, per esempio, far pagare una royalty ad una ditta ma non
ad un ente no-profit. Ciò significa anche che un progetto basato sul software
libero non potrà utilizzare la tecnologia coperta dal RAND, per motivi di
licenza (oltre che, presumibilmente, economici).
Un'altra particolarità del modello RAND è che i proponenti una raccomandazione
sono obbligati a rivelare se essa infrange qualche brevetto, con "good faith
efforts" (degli "sforzi in buona fede"), ma nel caso in cui ciò non avvenga,
si considera automatico che la licenza con cui viene rilasciata la tecnologia
sia di tipo RAND (punto 8.1 del documento). Questo significa che un'azienda
potrebbe far incorporare in una raccomandazione una tecnologia brevettata e
solo successivamente far valere i suoi diritti richiedendo delle royalty,
quando ormai lo standard è diventato di uso comune. Il Web (e non solo il
Web) ha già vissuto questa situazione, con il tentativo di Unisys di far
valere il proprio brevetto del formato GIF.
Un ulteriore aspetto ambiguo del nuovo regolamento è che consente ai "working
group" che definiscono gli standard di cambiare la loro politica dalla attuale
RF al RAND, e questo passaggio invaliderebbe automaticamente le condizioni del
precedente rilascio. Questo significa che anche in presenza di impegni
scritti per il rilascio libero da ogni pagamento di royalty delle tecnologie
usate in uno standard, un accordo di maggioranza fra le varie compagnie membri
di un gruppo di lavoro potrebbe cambiarne la politica e consentire di
richiedere a tutti in un secondo tempo un "ragionevole" canone, nonostante gli
impegni presi in precedenza.
Gli standard sono per loro natura un bene pubblico e, specialmente in un campo
di grande interesse come quello del web, non si può consentire che possano
essere utilizzati per favorire interessi privati a spese dell'interesse
generale.
Come AsSoLi non possiamo che vedere in maniera estremamente negativa questo
cambiamento nella politica del W3C. Qualora adottato nei termini indicati
infatti esso porterebbe ad una inaccettabile discriminazione nei confronti del
Software Libero, e costituirebbe comunque in generale un serio limite alla
possibilità di sviluppare dei veri standard, che per essere tali devono essere
liberamente disponibili ed utilizzabili da tutti.
Documento a cura Andrea Glorioso e, per l'Associazione Software Libero,
Alessio Frusciante.
|